Creativi ed artisti come anche imprenditori e liberi professionisti non ricevono input esterni sotto forma di istruzione o ordini da altri per sviluppare la loro carriera ed il percorso della vita.
Questa libertà permette a chi ne è capace di condurre una vita straordinaria, piena di stimoli e molto spesso anche prospera in termini economici. Se i vantaggi sono così tanti, perché allora non sono molti di più ad intraprendere una carriera libera e perché tra quelli che ci provano il tasso di insuccesso è così alto? Non è mai stato così facile ed economico avviare la propria attività di qualsiasi genere come lo è oggi nell’era di internet, ma attenzione: chi non è abituato a gestire la propria carriera e le proprie azioni determinanti cade spesso in una trappola di enormi frustrazioni e scontentezza. Ne risulta il dubbio delle proprie capacità, lo stallo totale o la depressione prima della rassegna, dove forse basta comprendere una piccola particolarità.
Il movimento non è uguale all’azione!
Per fare crescere la propria attività, che sia un bar, un azienda, un online business o il primo blog servono azioni determinanti. Azioni sono attività concrete che terminano con un risultato misurabile. Questo risultato è positivo o negativo, successo o insuccesso ma è definitivo. I risultati delle azioni ci permettono di fare una valutazione accurata dell’accaduto e permettono di trarre vantaggio del valore più importante in assoluto: l’esperienza. Il risultato di un’azione ben pianificata e strutturata può fare avanzare la nostra carriera tantissimo all’istante o, al contrario, può insegnarci con la stessa rapidità quello che è sbagliato, quindi possiamo capire cosa c’è da migliorare. Per quanto il primo caso sia più piacevole, entrambi sono ugualmente utili per quel futuro di noi stessi che stiamo coltivando e creando. Entrambe le situazioni ci fanno sentire in pieno controllo di quello che facciamo e dei nostri progetti. Dalle azioni possiamo trarre conclusioni che ci permettono di prendere una direzione con piena consapevolezza.
Il movimento al contrario ci fa essere occupati ed impegnati tutto il tempo traendoci spesso in inganno. Non stiamo producendo nessun risultato concreto e misurabile, ma abbiamo un continuo impegno operativo, stancante e non determinante. Un giornalista che fa un elenco di temi per nuovi articoli, un imprenditore che controlla i conti per la 4 volta nel mese, il proprietario di un bar che è dietro il bancone a preparare i caffè o un artista che cerca ispirazione in una rivista o in internet sono in movimento. Questo movimento potrebbe continuare per sempre. Non ha un inizio e non ha una fine, ma sopratutto non produce risultati misurabili in termini definitivi per la propria attività. Il movimento in se ha lati utili e non è totalmente evitabile, anzi. Serve per portare avanti esigenze amministrative e l’organizzazione, ma non porta nessun avanzamento nella nostra crescita o nel nostro livello di successo. Nel periodo tra una azione e la prossima siamo spesso in movimento ed è qui dove è importante non perdere di vista gli obiettivi. Altrimenti il movimento inizia a riempire le giornate di chi vuole creare la propria strada del successo diventando fine a sé stesso.
Siediti, cammina, corri, ma non tentennare. (Proverbio zen)
È molto facile cadere nel mulino del movimento. Gli autori della propria sorte non amano il “fare niente”. Stare fermi dà l’impressione di non crescere, di non andare da nessuna parte ed è proprio per questo che cadere nel movimento fine a se stesso è così facile per tutti. Chi non ha mai controllato e risposto diligentemente a tutte le mail, più volte al giorno? Ciò ci fa sentire incredibilmente importanti perché abbiamo fatto tante cose e siamo persone competenti. Crediamo di essere produttivi, veramente siamo soltanto occupati. Quale impresa eccezionale abbiamo compiuto? Dove ci ha portato? Cosa abbiamo guadagnato? Chi abbiamo reso felice o che cosa abbiamo cambiato? Spesso la differenza tra movimento ed azione è determinata anche soltanto da chi sorge la richiesta.
Non c’è nulla di peggio che fare con estrema diligenza qualsiasi cosa che non dovrebbe assolutamente essere fatta. (Dan Rockwell)
Azioni partono da noi stessi. Siamo noi a progettare, sviluppare e concretizzare azioni e siamo noi responsabili per i risultati. Sono espressioni della nostra più profonda volontà. Portano a ciò che vogliamo raggiungere o esprimere e a quello che ci porta alla soddisfazione nella sua espressione più genuina. Il movimento è a volte (ma non sempre) indotto. Si compone da tutto quello che le attività degli altri impongono alla nostra vita. I genitori sono spesso in movimento indotto dalle esigenze dei figli.
Il movimento non implica essere realmente in movimento. Possiamo stare seduti in ufficio ed essere in movimento invece di concludere la nostra prossima azione che ci farà capire realmente dove stiamo andando.
Nel momento in cui sappiamo che sono le azioni che determinano il nostro successo, perché non le programmiamo e le portiamo a termine ma ci troviamo a temporeggiare nel movimento?
La risposta è molto semplice. Il risultato definitivo dell’azione ci mette paura. Cerchiamo di evitarlo e spingerlo più in là possibile, nonostante sappiamo che sarebbe meglio affrontarlo. L’azione ci porta a dovere gestire un risultato definitivo – sia positivo che negativo. Ogni nostra azione ci espone al giudizio delle persone che ci circondano, o dei nostri clienti o comunque di una qualsiasi forma di audience. La nostra emotività ci porta a prediligere quello che conosciamo, per quanto possa non essere esattamente quello che vogliamo o sogniamo, lo conosciamo e quindi ci dà sicurezza. Rimanendo poi in movimento creiamo l’illusione che stiamo lavorando, ci stiamo portando avanti. Siamo attivi, non siamo mai fermi mentre in realtà non stiamo facendo niente di conclusivo. Per una persona che gestisce una qualsiasi attività in proprio non sapere riconoscere la differenza tra azione e movimento è fondamentale.
Il calcio è uno degli sport più giocati al mondo. Tutti conosciamo le regole e tutti abbiamo visto in un modo o l’altro una partita. Un calciatore può correre l’intera partita da un lato del campo all’altro passando la palla di qua e di la e sta certamente giocando a calcio. Può essere il giocatore più veloce ed abile sul campo. E’ costantemente in movimento e non conclude niente. Quello che determina il successo di ogni calciatore ed alla fine della squadra sono le azioni! Azioni seguono un chiaro obiettivo: fare goal e portare a casa la vittoria. Sono frutto di allenamento, di strategia, di passione e di messa in gioco di alcuni giocatori singoli o dell’intera squadra. Azioni sono momenti di concentrazione di risorse e di forze necessarie per raggiungere gli obiettivi. Rimanendo soltanto in movimento la squadra gioca a calcio senza mai concludere niente. Prima o poi tutti sono stanchi o demotivati. Il gioco è sempre lo stesso, il risultato cambia totalmente. Ogni azione aumenta la possibilità di fare goal, di vincere e di conquistare la gloria. La motivazione in vista di risultati determinanti va alle stelle. Allo stesso momento aumenta anche il rischio di fallire nel tentativo o di subire goal in quanto l’equilibrio della partita cambia ed i singoli giocatori si mettono in gioco. In ogni caso, per ogni risultato dell’azione, una cosa è certa: e’ stata fatta una esperienza che servirà a prendere decisioni nel futuro. I giocatori di maggiore valore sono quelli capaci di ridurre il movimento al minimo indispensabile mentre le loro azioni, frutto dall’esperienza di tanti tentativi falliti, aumentano notevolmente la possibilità di raggiungere grandi obiettivi. Si concentrano sulle azioni e riducono il movimento a quello che serve: preparare la prossima azione determinante e decisiva.
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